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      È in questa città un traffico infinito di mercanzie, e si fa a ciascuno una grandissima giustizia, e maneggiano il tutto con realtà e verità. Si trovano quivi infinite gioie, che si portano da Pego e da Zeilan, e ancora molti diamanti, per esservi in questo regno di Narsinga la minera, e similmente nel regno di Decan ve n'è un'altra; si trovano anco molte perle grosse e minute, portate sin da Ormuz e da Cael: e tutte queste gioie e perle son fra costoro molto stimate, perché con esse s'adornano la persona, e per questa causa ve ne concorre in tanta copia. Si consumano in questa città molti panni di seta e broccati bassi, che sono portati dalla China e da Alessandria, e molti panni di scarlatti, di grana e d'altri colori, e molti coralli lavorati in paternostri rotondi, rami, argenti vivi, cinaprio, amfian (che è opio), acque rosate, sandalo, legno d'aloe, canfora, muschio, perché costumano molto li naturali del paese d'ungersi con questi odori. Similmente si consuma ivi e per tutto il regno gran quantità di pepe, che portano sopra i buoi e gli asini del paese di Malabar. La moneta è d'oro, che chiamano pardaos, che vale trecento maravedis, la qual si lavora in certe città del detto regno di Narsinga: e in tutta l'India si servono di questa moneta, che corre in tutti quei regni. L'oro è un poco basso, è di forma rotonda fatta a stampa, e alcune delle dette hanno da una banda lettere indiane e dall'altra due figure, cioè di uomo e di donna; l'altre non hanno se non da una parte le lettere.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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