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      Ma se 'l delitto è atroce e che meriti maggior punizione, sopra un palo alto appuntato gl'inspiedano il corpo per mezzo le spalle, sí che la punta gli esce fuori un braccio dello stomaco, e a questo modo lo fanno morire. E se il malfattore è moro, lo conducono in una campagna dove lo fanno morire a coltellate, e se il furto si recupera s'aspetta al governatore, senza che il patron ne possi avere cosa alcuna, perché cosí dispone la legge, faccendo giustizia del ladro. E se si trova il furto e che il ladro se ne fugga, vien posto il furto per alcuni giorni in poter del governatore; ma se non lo possono pigliare, restituiscono il furto al padrone, restando la quarta parte al governatore. E se il ladro diniega il furto, lo tengono otto giorni in prigione dandogli mala vita, per veder se confessa, levandogli il mangiare; e passati gli otto giorni, non confessando, chiamano l'accusatore e dicongli come il reo non confessa, e se vuol che pigli il giuramento o vero che lo lassino andare. Allora, se l'acusator si contenta che giuri, bisogna che il reo facci queste cerimonie: che prima si raccomandi alli suoi idoli, e che non mastichi la foglia del betelle, e che si facci netti i denti dalla negrezza ch'ella gli suol fare. Nel giorno che egli ha da far questo giuramento, lo cavano di prigione e lo conducono ad uno stagno d'acqua, dove si lava, e poi ad una casa di orazione, dove in presenza degl'idoli fa il giuramento in questo modo. Essendo gentile, scaldano una pignatta di rame piena d'olio sino che ella levi il bollore, di tal sorte che, buttandovi alcuna foglia d'arbore, venga di sopra e quasi salti fuori, accioché si veda che l'olio è affocato e bollente.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307