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      Li rubini che quivi nascono per la maggior parte non sono tanto accesi di colore come quelli che nascono in Ava e Capellan, di quali piú di sotto si parlerà, ma quelli che si ritrovano di perfetto colore in Zeilam sono fra gl'Indiani piú stimati che non sono quelli di Pegu, perché dicono che sono piú duri. E per farli piú carichi di colore li pongono nel fuoco in questo modo, che si trovano delli gioiellieri che stanno col re tanto intelligenti e pratichi che, se veggono una pietra, immediate sapranno dir: «Questo rubino sopporterà tante ore di fuoco e diventerà molto buono». E il re allora, col consiglio di costoro, li fa metter in fuoco di carbone, che sia forte, per quello spazio di tempo che arà detto il gioielliero, e se lo sopporta senza rompersi diventa molto perfetto di colore e di gran valuta. E cosí tutte le dette gioie si cavano e si lavorano a un medesimo modo. Trovasi alle fiate che alcuna di queste tal pietre sarà metà rubino e l'altra zaffiro, e dell'altre la metà topazio e l'altra zaffiro, e cosí occhio di gatta. Delle quali gioie il re ne ha un gran tesoro, perché, come si riscontra in qualcuna che sia ricca e di prezzo, subito la fa serbare nel suo tesoro.
     
     
      Del pescar delle perle in Zeilam.
     
      Appresso la detta isola in mare vi è una secca coperta di dieci in dodici braccia di acqua, dove si trova grandissima quantità di perle minute e grosse, molte fine, e alcune fatte in forma di pero. Quivi li Mori e Gentili d'una città chiamata Cael, del re di Coulam, vengono due fiate l'anno a pescarle per l'ordinario, e le trovano in ostriche che sono piú piccole e piú liscie che non sono quelle delle nostre parti.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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