Il re fa far un palco alto di legnami, tutto coperto di panni di seta, e in quel giorno si va a lavar in uno stagno con molte cerimonie e con gran suoni e canti, il che fatto se ne viene all'idolo a far la sua orazione, la qual compita ascende sopra il palco e quivi, in presenza di tutto il popolo, con un coltello tagliente si comincia a tagliar il naso, e poi le orecchie e i labri e cosí gli altri membri, e tutta la carne che si leva da dosso la gitta con gran furia verso lo idolo, e uscendogli tanto sangue che gli cominci a mancar la virtú, allora egli medesimo si taglia la canna della gola e fa di sé sacrificio all'idolo. Quello che vuol regnar dopo costui altri dodici anni e soffrire quel martirio, è obligato di star ivi presente a veder questa festa, perché compita subito l'alzano per re.
Cael città.
Passata la provincia di Quilacare, per la costa avanti verso il vento di greco vi è un'altra città che si chiama Cael, quale è del re di Coulam, popolata da Gentili e Mori gran mercatanti: ed è porto di mare, dove ogni anno capitano molte navi di Malabar, di Coromandel, di Bengala. Quivi si contrattano tutte le sorti di mercanzie di tutte le parti. Le genti di questa città sono valenti gioiellieri, e che attendono alla mercanzia di perle minute, perché quivi se ne pigliano gran quantità: e questa pescagione è del re di Coulam, ed è affittata a un mercatante moro molto ricco già molti anni. Costui è quasi tanto stimato in questo paese quanto il re, e fa giustizia fra li Mori senza che 'l re se ne impacci.
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