Del qual viaggio essendo necessario di parlare alquanto per darne a chi legge piú chiara intelligenza, dico ch'essendo questo Nicolò di Conti andato per tutta l'India, dopo vinticinque anni se ne ritornò a casa, e perciò che per scapolar la vita fu costretto a rinegar la fede cristiana, però, poi ch'ei fu tornato, bisognò ch'egli andasse al sommo pontefice per farsi assolvere, che allora era in Firenze e si chiamava papa Eugenio IIII: che fu dell'anno 1444. Il qual, dopo la benedizione, gli dette per penitenza che con ogni verità dovesse narrar tutta la sua peregrinazione ad un valent'uomo suo segretario, detto messer Poggio fiorentino, il quale la scrisse con diligenza in lingua latina. Questa scrittura dopo molti anni pervenne a notizia del serenissimo don Emanuel primo di questo nome, re di Portogallo, e fu del 1500, in questo modo: che sapendosi da ogniuno che sua Maestà non pensava mai ad altro se non come potesse far penetrare le sue caravelle per tutte l'Indie orientali, le fu fatto intendere che questo viaggio di Nicolò di Conti daria gran luce e cognizione ai suoi capitani e pilotti, e però di suo ordine fu tradotto di lingua latina nella portoghese, per un Valentino Fernandes, il quale nel suo proemio, dedicato a sua Maestà, tra l'altre parole dice queste: «Io mi son mosso a tradur questo viaggio di Nicolò veneziano acciò che si legga appresso di quello di Marco Polo, cognoscendo 'l grandissimo servizio che ne risulterà a Vostra Maestà, ammonendo e avisando li sudditi suoi delle cose dell'Indie, cioè quelle città e popoli che sieno de' mori, e quali degli idolatri, e delle grandi utilità e ricchezze di spezierie, gioie, oro e argento che se ne traggono; e sopra tutto per consolar la travagliata mente di Vostra Maestà, la quale manda le sue caravelle in cosí lungo e pericoloso viaggio, conciosiacosaché in questo viaggio di Nicolò si parla particolarmente d'altre città dell'India, oltra Calicut e Cochin, che già al presente abbiamo scoperte; e appresso per aggiugnere un testimonio al libro di Marco Polo, il qual andò al tempo di papa Gregorio X nelle parti orientali, fra 'l vento greco e levante, e questo Nicolò dipoi al tempo di papa Eugenio IIII per la parte di mezzodí penetrò a quella volta, e trovò le medesime terre descritte dal detto Marco Polo.
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