Della misera morte che in Bisinagar fanno alcuni volontariamente, mossi da zelo di fede, per gratificarsi i loro dei.
In Bisinagar hanno per costume, in un certo tempo dell'anno, di portar in mezzo di duoi carri un idolo per tutta la città, con gran solennità e moltitudine di popolo. Sui carri vi stanno bellissime giovanette, che cantano infinite canzoni in lode di quei idoli, e molti, mossi da divozione di quella fede, si gittano in terra avanti quei carri, li quali attraversandoli adosso stiacciano lor tutte l'ossa: e affermano questa maniera di morte essere accetta alli lor dei. Altri si forano tra le coste, per le quali passando delle corde, e legatele al carro, si fanno cosí strascinare, e miseramente finiscono la lor vita: e dicono che questo modo di morire è un gratissimo sacrificio alli loro dei.
Di tre sorti di feste solenni che hanno gl'Indiani l'anno, e di tre altre poi oltre di queste.
Tre feste solenni fanno l'anno, in ciascuna delle quali cosí gli uomini come le donne di ciascuna età si vestono di nuovo, lavandosi prima la persona d'acqua di mare o di fiume, e per tre dí continui non attendono ad altro che a cantare, ballare e conviti. Nella seconda, per tutto il dí della festa accendono molti candellieri con olio di susimani attorno le lor chiese, cioè di dentro e di fuori, che ardono la notte e il giorno. Nella terza drizzano per tutte le strade alcuni legni, grandi come arbori di navili piccoli, sopra li quali pendono dalla cima insino in terra alcuni panni lavorati d'oro, e sopra detti legni per nove giorni continui vi fanno star un uomo di buono aspetto, pietoso e divoto, che molto volentieri fa questo effetto, acciò che prieghi Iddio pel popolo, e impetri grazia e misericordia da quello.
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