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      Par ancora a loro cosa ingiusta il voler slargare i lor confini. Tutti si guardano dal far ingiuria a' lor vicini o a' forestieri, ma se qualche volta sono ingiuriati, s'ingegnano parimente vendicarsi, e acciò che la cosa non pigli campo, subito cercano di far pace. Né cosa alcuna appresso di loro si stima piú gloriosa che di esser il primo a dimandarla, e similmente nissuna cosa è piú brutta che nello addimandar pace esser l'ultimo: ma vergognoso e detestabil atto esser si pensano negarla a quelli che la dimandano, ancor che abbino il torto, e contra di questi tali che non voglion far pace tutti li popoli vicini congiurano insieme, come contra crudeli e impii uomini. Per il che interviene che quasi sempre vivono in somma tranquillità e pace. Appresso di costoro non si usa rubar né far omicidii. A nissuno è licito parlare al re, dalle mogli e figliuoli in fuora, e non gli parlano se non dalla lunga con alcune cerbottane, le quali gli pongono nell'orecchio, e per quelle parlano quello che da lui vogliono. Dopo la morte dicono non esser sentimento alcuno all'uomo, conciosiaché avanti che nascesse non l'avea.
      Le case loro sono picciole, fatte di legname e di terra e parte di pietre, coperte di foglie di palme: nella città di Burnei dicono esser ventimila case. Pigliano tante mogli a quante possono far le spese. Il mangiar loro sono uccelli e pesci, delli quali hanno gran copia; il pane fanno di risi; il bevere, del liquor che esce fuora de' rami tagliati delle palme, come di sopra abbiamo detto.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





Burnei