Allora il capitano gli abbracciò, e presa una delle mani del principe e una del re di Messana, e messala in mezzo delle sue, disse loro che, per la fede che doveva a Dio e all'imperador suo signore, prometteva e dava loro la pace perpetua col detto suo signore re di Spagna. Gli risposero che ancor essi similmente gliela promettevano e davano. Fatta che fu detta pace, subito il capitano fece portar una bella collazione, e gli fece bever tutti.
Dopo il principe e il re di Messana presentarono al capitano, da parte del lor re, certe misure di risi, porci, capre, galline, e dissero che li perdonasse perché questi presenti erano piccoli a donar ad un tal uomo come esso era. Il capitano donò al principe un drappo bianco di tela sottilissima, una berretta rossa, e alcune filze di cristallini, e un vaso di vetro dorato: il vetro è in grandissima istimazione in questi luoghi. Al re di Messana non donò alcun presente, perché già per avanti gli avea dato una vesta, di quella sorte che si portano di Cambaia in Portogallo, con altre cose. A tutti gli altri donò a chi una cosa a chi un'altra, e poi mandò per Antonio Pigafetta e un altro suo a donar al re di Zubut una vesta di seta gialla e pavonazza fatta alla turchesca, una berretta rossa e alcune filze di cristallini: e posero tutte queste cose in un piatto d'argento, e appresso con le lor mani portarono ancora duoi vasi di vetro dorati. Quando furono giunti nella città, trovarono il re nel suo palazzo con molti uomini, il qual sedeva in terra sopra una stuora tessuta di palma molto sottilmente, e avea solamente un drappo di tela di cottone intorno le parti vergognose, e in capo un velo lavorato ad ago, una catena al collo di grandissimo prezio, e duoi anelli d'oro alle orecchie con molte pietre preziose sopra.
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