Giunti al palazzo, entrarono nella corte di quello sopra gli elefanti, dove smontati andarono per alcuni gradi, accompagnati dal governatore e altri principali, in una sala grande, piena d'uomini che parevan di conto, ove sedettero sopra un tapeto, con li presenti posti nelli vasi appresso di loro. In capo di questa sala ne è un'altra, ma piú alta e un poco minore, ornata di panni di seta, ove si apersero due finestre le quali erano serrate con alcune cortine di panno di seta, dalle quali viene il lume nella detta sala, nella qual si vedevan trecento uomini, che stavan in piedi con uno stocco in mano appoggiato sopra la coscia: e questi stanno in quel luogo per guardia del re. In capo della detta sala minore è una gran fenestra, dalla quale si levò una cortina fatta di broccato d'oro, e per quella si vidde il re, che sedeva a tavola con un suo figliuolo e masticava bettre, e dietro di lui non erano altro che donne. Allora il principal disse alli nostri che non potevano parlar al re, ma che, se volevan alcuna cosa, la dicessero a lui, perché esso la diria poi ad un de' piú principali, e quello poi ad un fratello del governatore, il qual è in quella sala minore, e poi il detto la diria per una cerbottana, la qual metteria per la sfenditura del muro, ad un che è dentro dove è il re. Poi il detto principale insegnò alli nostri che dovessero far tre riverenze al re, con le mani alzate e congiunte insieme sopra la testa, alzando similmente li piedi, ora uno ora l'altro, e poi baciarsi le mani.
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