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      Ciascuno degli uomini di queste isole ha li suoi arbori di garofani, e ciascun cognosce li suoi, e non gli fanno diligenzia alcuna di cultura.
      In dette isole si truovano ancora alcuni arbori delle noci moscate, li quali sono come l'arbor della noce nostra, e della medesima foglia. Quando la noce moscata si coglie, è grande come un cotogno, con una pelle disopra del medesimo colore. La sua prima scorza è grossa come è la scorza verde della nostra noce, sotto la quale è una tela sottile, la qual cuopre il macis, molto rosso, inviluppato intorno allo scorzo della noce: e dentro di quella è la noce moscata.
      Le case di queste genti sono fatte come l'altre, ma non tanto elevate da terra, e sono serrate d'intorno di canne. Le femmine sono brutte, e vanno nude come fanno l'altre, e portano d'intorno alle parti vergognose un drappo fatto di scorzi d'arbore, il qual fanno in questo modo: prendono la scorza e la lasciano star in acqua tanto che ella diventa molle, poi la battono con un legno e la fanno venir tanto lunga e larga come vogliono, e diventa sottile come un velo di seta, con alcuni filetti dentro, che par che sia stato tessuto. Il loro pane fanno di legno di un arbore, in questo modo: pigliano una quantità di questo legno molle e cavanne fuori certe come spine lunge, poi lo pestano e a questo modo ne fanno pane, il qual per la maggior parte usano quando navigano, e si chiama sagu. Gli uomini sono grandemente gelosi delle lor femmine, e non volevan che li nostri andassero con le brache scoperte, fatte nel modo che si usano nelle nostre parti d'Italia.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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