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      Gli nostri, udite queste parole, ringraziarono grandemente il re, dicendogli che di questo suo buon volere e officio fatto per loro ne raccontarieno il tutto alla maestà dell'imperadore, il qual ne terria grata memoria, e che, con l'aiuto di Dio, tornariano piú presto che potessero e fariano le sue vendette. E circa il convito che voleva far loro, lo ringraziavano similmente, dicendo che non potevano star piú in quel luogo, e che non volevano che li facesse convito alcuno: e questo gli dissero avendo memoria dello sventurato convito che fu fatto loro nell'isola di Zubut, dove persero il capitano loro con molti compagni. Il re, dopo molte persuasioni ditte a quegli al contrario, e tra l'altre che 'l tempo non era buono per partirsi allora, e che per le molte bassezze di terra non era l'ordine dell'acque per navigare, e finalmente vedendo gli animi delli nostri alquanto alterati, e che dubitavano, si fece portar il libro del suo Alcorano, e primamente basciandolo e mettendolo tre o quattro volte sopra la sua testa, dicendo alcune parole, giurò per l'Alcorano, il qual aveva nelle mani, di voler esser sempre amico del re di Spagna: e diceva queste parole piangendo. Per la qual cosa li nostri, indotti da queste sue persuasioni, restarono ancora in quel luogo 15 giorni, dove intesero come molti degli uomini principali del detto re l'aveano confortato che ammazzasse tutti li nostri perché faria cosa gratissima alli Portoghesi, e che 'l re gli avea risposto che non lo faria mai per cosa alcuna.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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