Il pilotto vecchio delle Molucche disse alli nostri che non troppo lontano era un'isola detta Aruchetto, dove gli uomini e le femmine non son maggiori d'un cubito, e hanno l'orecchie tanto grandi che sopra una si distendono e con l'altra si cuoprono; sono la maggior parte tosi e nudi, e corrono forte. Le loro abitazioni sono caverne sotto terra; mangiano pesci, e un certo frutto bianco che cresce nella scorza d'un arbore, il qual frutto è simile ad un coriandolo confetto, il qual chiamono ambulon. Li nostri non andarono a vedergli, perché il vento e correntia del mare gli era contraria, e reputarono quello che fu loro detto di detti popoli esser favole.
Dell'Isole Timor e Lozon, della città di Maghepaher, degli abitatori suoi, e le cose che in quelle si truovano. Di alcuni animali tanto grandi che levano ogni grande animale in aere.
Alli 25 di gennaio 1522 si partirono da Mallua, e alli 26 arrivarono ad una grande isola, lontana da quella 5 leghe tra ostro e garbin, nominata Timor. E Antonio Pigafetta andò a parlar al principal della terra detto Ambao per aver vettovaglie, il quale gli rispose ch'era contento di dargli bufali, porci e capre: ma non poteron restar d'accordo, perché domandava troppo per un bufalo, e li nostri avean poche cose da cambiare e dubitavan della fame. Però, essendo venuti molti di quelli popoli nella nave, ne ritennero un principale e un suo figliuolo, il quale era d'un luogo detto Balibo: e per paura che li nostri non gli ammazzassero, gli donarono un bufalo, cinque capre e duoi porci, e gli nostri li lasciarono andare, dando loro certe tele e drappi di seta d'India e di cotone, mannarette, coltelli, specchi e forbici, sí che si contentarono e restarono quieti.
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