Strabone adunque, parlando della detta fossa che andava verso il mar Rosso, dice:
«Ivi è una fossa che va nel mare Rosso e seno Arabico e alla città d'Arsinoe, da alcuni detta Cleopatrida, e passa per i laghi detti Amari, i quali veramente erano prima amari, ma, fatta questa fossa e messovi dentro il fiume, diventarono dolci, e al presente per la loro amenità son pieni d'uccelli d'acqua. Questa fossa fu cominciata a far cavar dal re Sesostre avanti la guerra troiana. Alcuni dicono ch'ella fu cominciata dal re Psammitico, essendo garzone, e che per la sua morte restò cosí imperfetta, e che dipoi successe in questa impresa il re Dario, il qual l'averia del tutto finita, ma non la condusse a fine perché gli fu detto che 'l mar Rosso era piú alto dell'Egitto e che, se questo paese intermedio dall'un mar all'altro fusse cavato e aperto, tutto l'Egitto saria sommerso dal detto mare. Li re Tolomei veramente la volsero finire, ma la lasciarono serrata nella testa, e questo per potere, quando e' volevano, navigare all'altro mare e senza pericolo poi tornarsene. Qui è la città di Arsinoe, e vicina a quella la città detta Heroum, poste nell'ultima parte del detto golfo Arabico che è verso l'Egitto, con molti porti e abitazioni».
Plinio ancora egli parlando di questa fossa dice:
«Nell'ultima parte del golfo Arabico è un porto detto Daneo, dal qual già disegnarono di condurre una fossa navigabile insino al Nilo, dove è il primo delta, e fra detto mare e il Nilo è uno stretto di terra di lunghezza di 62 miglia.
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