Ora, per concluder quel che noi cominciammo a provar nel principio del nostro parlare, è certissima cosa che la venuta de' barbari in Italia, avendo rovinato l'imperio romano, levò via tutti i traffichi dell'Indie orientali. Aggiugnesi poi a questo che si fecero mutazioni grandissime e delle religioni e delle signorie, di sorte che le spezie e le gioie, non possendo esser condotte per la via già detta del mar Rosso, ne pigliarono un'altra, la qual fu che i mercatanti cominciarono a navigarle pel fiume Indo a contrario dell'acqua, e tanto andarono che giunsero appresso la provincia Battriana, che al presente ancor è detta Batter, e quindi con camelli per alcune giornate le condussero nel fiume Geichon grossissimo, che gli antichi chiamano Oxo, che sbocca nel mar Caspio, e da quello le navigarono a traverso del detto mare insino a un luogo detto Citracham, il qual è dove il grandissimo fiume Rha, ora detto Herdil o Volga, sbocca in detto mare; poi le condussero a contrario dell'acqua del detto fiume per la Tartaria, e di nuovo con camelli le portarono nel fiume Tanais, che è in capo del mar Maggiore, ora detto la Tana, nel qual luogo non sono ancora centocinquanta anni che andavano le galere e navi veneziane e genovesi a comprar dette spezie e gioie. E questo viaggio durò gran tempo, sin a tanto che uno imperadore dell'Armenia dette commodità che per la via degli Iberi e Albani, che son i Zorziani, dette spezie si conducessero dal mar Caspio nel fiume Fasso, che appresso gli antichi era detto Phasis, nel mar Maggiore, e di là nella città di Trapesonda, dove le navi, andando a pigliarle, avevano a far minor cammino.
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