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      La qual cosa potriano fare facilmente mandando in diversi luoghi del detto emispero colonie ad abitarvi, nel modo che faceano i Romani nelle provincie di nuovo acquistate, le quali a poco a poco andassero scoprendo quelle parti, coltivandole e introducendovi la civiltà, e da valenti uomini poi farvi predicar la fede di nostro Signor Giesú Cristo; e per domesticarli piú facilmente vi facessero andar ogni anno delle navi cariche di farine, vini, spezie, zuccari e altre sorti di mercanzie di queste nostre parti, all'incontro delle quali non è dubio alcuno che riportariano da quei popoli infinito oro e argento. Disse poi della isola di San Lorenzo, che è maggior che non è il reame di Castiglia e Portogallo, e corre da gradi dodici verso l'antartico sin a gradi ventisei e mezzo, voltato che si ha il capo di Buona Speranza greco e garbino, che essendo populatissima, sí per l'aere temperato come per l'abbondanza di ciò che fa bisogno al viver umano, e una delle piú nobili ed eccellenti isole che ai nostri tempi sia stata trovata, che di questa tal isola non si abbi voluto riconoscere se non alcuni pochi porti delle marine, e lasciato tutto il resto incognito; e il medesimo è ancora intravenuto in gran parte dell'isola Taprobana, alle Giave maggiore e minore, e ancora ad infinite altre.
      Volendo poi parlar sopra le parti del nostro polo, si fece portare il libro di Plinio, e quivi con diligenza ponderò il capitolo 67 del secondo libro, dove ei recita della istoria di Cornelio Nipote queste parole, che a suo tempo un certo Eudoxo, fuggendo dalle mani del re Lathyro, se n'uscí del golfo Arabico e venne per mare sin nell'isola di Calese, dicendo che questa narrazione, riputata già tanti anni per favola, era stata per la virtú di Portoghesi a' tempi nostri fatta conoscere per verissima, e che 'l medesimo Cornelio Nipote recita similmente che al tempo che Q. Metello Celere, collega d'Afranio nel consolato, si trovava proconsole in Francia, da un re di Svevia gli erano stati mandati a donare alcuni Indiani, i quali navigando d'India per cagione di mercanzie erano stati trasportati dalla fortuna ai liti della Germania.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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