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      Volse poi andare piú oltra il prefato gentiluomo discorrendo, e disse che anco questo tal viaggio con tempo si lasseria, e n'adduceva le ragioni e cagioni grandi, le quali per convenevoli rispetti non accade che ora si dichino. Ove veramente dette spezie avessero a fermarsi senza far piú alcuno rivolgimento, lo pronosticava e dimostrava chiaramente, venendo alle particolarità de' siti e regioni e del modo; e che sapeva di certo che 'l gengevo saria stato già il primo a mostrare il cammino il qual doveano far l'altre, se non fosse stato questo maneggio proibito da chi ha piú potuto. Però, lasciate da parte dette spezie, entrò a parlare delle sete, delle quali ora ve n'è tanta copia ch'ognuno (sia chi esser si voglia) se ne veste e calza, e che già millecinquecento anni non erano portate in dosso se non da principi e uomini grandi. E queste diceva che si poteano affermare essere a' tempi di nostri avoli state cominciate a farsi in Italia col mezzo degli arbori mori e vermi, e poi sono passate in tutte le provincie di ponente e sino all'Indie occidentali; e chi vorrà leggere le scritture antiche con diligenzia, troverà che non venivano portate a noi se non da l'India orientale, e ch'in quella anco erano condotte dai popoli Seres, che l'andavano raccogliendo sopra gli arbori. Il zuccaro poi, cosa tanto preziosa e divina, non si aveva in uso al detto tempo se non in poca quantità, e per conto di medicina: e nondimeno tutto 'l mondo n'è ora tanto ripieno e se ne fa in tanti luoghi, ch'in levante e in ponente se ne caricano navi infinite.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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