Le mine di questa terra dove si cava l'oro, le piú propinque a Cefala sono quelle che loro chiamano Manica, le quali sono in un campo circondato di montagne, che hanno in circuito trenta leghe; e generalmente conoscono il luogo dove nasce l'oro perché veggono la terra secca e povera di erbe. E chiamasi tutta questa comarca Matuca, e li popoli che cavano le mine Botongas, li quali ancora che siano fra la linea dell'equinoziale e il tropico di Capricorno, è tanta la neve in quelle montagne che nel tempo del verno, se alcuno resta nelle sommità di quelle, muore aggiacciato. Ma nel tempo della estate in cima di quelle l'aere è cosí puro e sereno, che alcuni delli nostri, che in quella stagion vi si trovorono, hanno veduto la luna nuova nel dí medesimo della congiunzione. In queste mine di Manica, che sono di Cefala verso il ponente da cinquanta leghe, per esser terra secca, tengono li Cafri alcun travaglio, percioché tutto l'oro che vi si trova è in polvere, e li bisogna portar la terra che cavano in qualche luogo dove trovino acqua: per il che fanno alcune fosse dove nell'inverno si raccoglie l'acqua, e generalmente niuno cava piú che sei o sette palmi d'alto, e se giungono a vinti, trovano per tutta quella terra il fondo pieno di pietre. Le altre mine, che sono piú lontane da Cefala, sono distanti da cento fino a ducento leghe. E sono in questi contorni Boro, Quiticuy, nelli quali, e nelli fiumi che sopra nominammo che bagnano questo paese, si trova l'oro piú grosso, e alcun nelle vene delle pietre, e altro già netto e purificato dalle molte acque dell'inverno: e perciò in alcuni luoghi di detti fiumi, come vien il tempo della estate, costumano notare e sommergersi in quelli, e nel fango che portano di sopra ritrovano molto oro.
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