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      E il muro di essa è piú di venticinque palmi in larghezza, e l'altezza non è cosí grande al rispetto della larghezza. Sopra la porta di quello edificio vi è una scrittura a modo di epitafio, che alcuni di quelli detti Mori né altri hanno saputo mai leggere, né dir che lettera fussi quella. E quasi intorno di questo edificio, in alcuni luoghi eminenti, sono altri alla similitudine di quello nel lavoro delle pietre e senza calcina, dove è una torre alta piú di dodici braccia. Tutti questi edificii da quelli della terra sono chiamati symbaoe , che appresso loro vuol dir corte, percioché ogni luogo dove è Benomotapa chiamano cosí. E secondo che loro dicono, da questo edificio, per esser cosa reale, hanno avute tutte l'altre abitazioni del re questo nome. Vi sta uno uomo nobile alla custodia di quello a modo di castellano, e questo tal officio chiamano symbacayo , quasi se volessimo dire custode di symbaoe, e sempre in esso stanziano alcune moglie di Benomotapa, delle quali questo symbacayo ne ha la cura. Quando o da chi questi tali edificii siano stati fatti, non avendo la gente della terra lettere, non vi è tra loro memoria alcuna; solamente dicono essere opera del diavolo, perché, comparando il poter e saper loro, non li pare che potriano uomini averla fatta. E alcuni Mori che gli hanno veduti, mostrandoli Vicente Pegado capitano che fu di Cefala l'opera di quella nostra fortezza, cosí il lavoro delle finestre e degli archi, per paragonare con le pietre lavorate di detta opera, dicevano non esser da comparare, tanto quella era netta e perfetta.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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