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      Ne scrissero dopo lui molti altri auttori greci, e fra gli altri Aristotele ad Alessandro, e Polibio maestro di Scipione, e Strabone molto copiosamente, il libro del quale, e di Tolomeo alessandrino, son pervenuti alla età nostra; appresso de' Latini, Agrippa genero d'Augusto, Iuba re di Mauritania e molti altri, le fatiche de' quali sono smarrite col tempo, né si sa altro di loro se non quanto si legge nei libri di Plinio, che ancor egli copiosamente ne scrisse. Di tutti i sopranominati, Tolomeo, per esser posteriore, n'ebbe maggior cognizione, percioché verso di tramontana trapassa il mar Caspio e sa che gli è come un lago serrato d'intorno: la qual cosa al tempo di Strabone e di Plinio, quando i Romani eran signori del mondo, non si sapeva. Pur ancora con questa cognizione, oltra il detto mare per gradi quindici di latitudine mette terra incognita, e il medesimo fa verso il polo antartico, oltra l'equinoziale. Delle qual parti, quella verso mezogiorno i capitani portoghesi a' tempi nostri prima di tutti hanno scoperta; quella verso tramontana e greco levante il magnifico messer Marco Polo, onorato gentiluomo veneziano, già quasi trecento anni, come piú copiosamente si leggerà nel suo libro.
      E veramente è cosa maravigliosa a considerare la grandezza del viaggio che fecero prima il padre e zio d'esso messer Marco fino alla corte del gran Cane imperatore de' Tartari, di continuo camminando verso greco levante, e dapoi tutti tre nel ritorno, nei mari orientali e dell'Indie. E oltra di questo, come il predetto gentiluomo sapesse cosí ordinatamente descrivere ciò che vidde, essendo pochi uomini di quella sua età intelligenti di cotal dottrina, ed egli allevato tanto tempo appresso quella rozza nazione de' Tartari, senza alcuna accommodata maniera di scrivere.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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