Appresso, che se alcuno Veneziano o mercante suddito, morendo nel stato suo, avesse fatto testamento, tutto l'aver suo fusse realmente reso agli eredi; e caso che ei fosse morto senza testamento, né avesse avuto appresso di sé alcuno de' suoi al tempo della sua morte, la robba sua dovesse esser conservata salva appresso il signor della città nella quale egli fusse morto, infin che apparisse colui a chi ragionevolmente aspettasse; con solenne giuramento e particolar promessa che né il Lascari nel suo imperio, né il doge di Venezia nel suo despotato nella Romania, avessero facultà di far battere ad un istesso modo iperperi né manulati (il manulato era una sorte di moneta di molta riputazione appresso i Greci, chiamata da questo nome per conto di Manoel imperator di Constantinopoli, che ne fu l'autore), né alcun'altra sorte di moneta che si assomigliasse l'una a l'altra, ma ciascuno diversamente battesse la sua; né potesse il Lascari a modo alcuno mandare sue navi o altri legni alla città di Constantinopoli né fare soldati sopra il despotato de' Veneziani durante la tregua, senza licenzia del doge di Venezia. Questo è quello messer Iacomo Tiepolo che per il suo valore ascese poi al principato de questa Republica, e fece raccore e ordinare tutti li statuti di Venezia riducendoli in un volume, ne' quali si vede ancora dichiarato l'ordine che in quel tempo che signoreggiavano Constantinopoli s'osservava in questa città circa li testamenti de' Veneziani che qui erano portati da Constantinopoli, fatti per modo di breviario: che non se gli avesse a prestar fede se non erano sottoscritti dal podestà de' Veneziani o suo sustituto, o almeno da uno de' conseglieri mandati di qui dalla Signoria.
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