Della quale impresa, come rara e illustre, io ne ho in questo luogo, parendomi fare molto al proposito nostro, cosí brevemente (toccando però alcune cose necessarie da sapere) voluto far menzione, accioché a quelli lettori che non averanno alcuna cognizione, o almen poca, delle cose di que' tempi, né saperanno lo stato nel quale allora questi signori si ritrovavano, non paia cosa fabulosa il leggere che già trecento anni questa Republica abbia tenuto per cosí lungo spazio di tempo podestà in Constantinopoli, sí com'ella fece, e sia con molto beneficio della cristianità stata tanti anni patrona d'una parte di quella cosí bella e gloriosa città e di quel tanto maraviglioso imperio, che ora, per le molte discordie longamente state fra' principi cristiani, si truova soggetto agl'infideli.
Ma chi averà piacere d'intendere particolarmente e con piú diritto e continuato ordine il filo di tutta questa istoria, ch'io di sopra non ho raccontato né è sino ora stata scritta da alcuno, incominciando specialmente dal principio che Teobaldo conte di Campagna e di Bria, e Luis conte di Bles, con Baldovino e gl'altri baroni, l'anno 1200 presero la cruciata nella Fiandra, e fatto il loro parlamento in una città di Campagna, mandarono l'anno seguente sei onorati baroni loro ambasciatori al doge Dandolo a Venezia, con lettere di credenza e molti partiti, a dimandare navilii e un'armata per passare in Soria con uno esercito di trentotto in quarantamila persone che aveano raccolto, e andare alla recuperazione di Terra Santa, leggerà l'istoria di Paolo mio figliuolo, la quale egli latinamente scrive d'ordine dell'illustrissimo ed eccellentissimo Consiglio di Dieci di questa Republica.
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