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      E di piú mi disse che quelle radici del reubarbaro che si cavano la state, e in quei tempi che le foglie sono fuora, non sono mature né hanno quel sugo giallo ch'hanno quelle che son cavate l'invernata, e di piú sono fungose, rare, leggieri e asciutte, né manco hanno quel colore rosso, né sono di quella bontà che quelle che sono cavate l'inverno.
      Disse ancora che quelli che vanno a cavare dette radici sopra i detti monti dove le nascono, portate che l'hanno alla pianura cosí verde e con le foglie in quel modo che l'hanno cavate della terra, le mettono sopr'alcuni lor carri, e ne vendono pieno un carro con le foglie per sedici saggi d'argento; perché quivi non hanno moneta battuta, ma fanno l'argento e l'oro in alcune verghette sottili e le tagliano in pezzetti picciolini del peso d'un saggio, ch'è quasi simile al nostro: quale essendo d'argento, vale venti soldi di Venezia in circa, ed essendo d'oro vale uno scudo e mezo d'oro. Il qual reubarbaro, cosí frescamente comperato, è dipoi dalli compratori acconcio e secco nel modo che di sopra s'è detto. E mi raccontò cosa di gran maraviglia, cioè che, se non vi andassero in quelle parti del continuo i mercanti a dimandarglielo, non lo ricoglierebbero mai, perché d'esso non ne fanno stima. E coloro che vengono dalla China e India ne levano maggior quantità di tutti gli altri, li quali, quando è condotto in Succuir sopra quei carri over some, se non lo tagliassero e governassero prestamente, in termine di quattro o sei giorni diventerebbe marcio e sobbollirebbe.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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