E mi affermò ancora, di quello ch'egli aveva portato seco in questa città, che ne comperò ben sette some di verde, il qual poi fatto secco e acconcio non venne piú che una picciola soma. E mi disse ancora che quando gli è verde è tanto amaro che non si può gustare, e che nelle terre del Cataio non l'adoperano per medicina sí come facciamo noi qua, ma lo pestano e compongono con alcune altre misture molto odorifere e ne fanno profumo agl'idoli; e in alcuni altri luoghi ve n'è tanta copia che l'abbrucciano continuamente secco in cambio di legne; altri, come hanno i lor cavalli ammalati, gli ne danno di continuo a mangiare, tanto è poco stimata questa radice in quelle parti del Cataio. Ma ben apprezzano molto piú un'altra picciola radice, la quale nasce nelle montagne di Succuir, dove nasce il reubarbaro, e la chiamano mambroni cini, ed è carissima; e' l'adoperano ordinariamente nelle lor malattie, e massime in quella degli occhi, perché, se trita sopra una pietra con acqua rosa ungano gl'occhi, sentono un mirabile giovamento; né crede che di quella radice ne sia portata in queste parti, né meno disse di saperla descrivere. E di piú, vedendo il piacer grande ch'io sopra gl'altri pigliavo di questi ragionamenti, mi disse che in tutto 'l paese del Cataio s'adopera anco un'altra erba, cioè le foglie, la quale da que' popoli si chiama chiai catai: e nasce nella terra del Cataio ch'è detta Cacianfu, la quale è commune e apprezzata per tutti que' paesi. Fanno detta erba, cosí secca come fresca, bollire assai nell'acqua, e pigliando di quella decozione uno o doi bichieri a digiuno, leva la febre, il dolor di testa, di stomaco, delle coste e delle giunture, pigliandola però tanto calda quanto si possa soffrire; e di piú disse esser buona ad infinite altre malattie, delle quali egli per allora non si ricordava, ma fra l'altre alle gotte; e che se alcuno per sorte si sente lo stomaco grave per troppo cibo, presa un poco di questa decozione, in breve tempo arà digerito.
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