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      E vi sono valenti tagliapietre; fanno condurre pietre vive da due e tre mesi di cammino sopra carri di 40 ruote ferrate, alti di ruote, tirati da 500 e 600 fra cavalli e muli. Sonvi altre statue picciole, che hanno sei e sette capi e dieci mani, che tengono ciascuna diverse cose, come saria dire una un serpe, l'altra un uccello e l'altra un fiore.
      Sonvi alcuni monasterii dove stanno molti uomini di santissima vita, e hanno le porte delle lor stanzie murate, sí che non possono mai uscire in vita loro: e gli viene ogni giorno portato il vivere. Sonvi poi infiniti, come nostri frati, che vanno per la città.
      Hanno per costume, quando muore alcun lor parente, di vestirsi per molti giorni di bianco, cioè di tele di bombagio; ma le veste sue sono fatte però al modo nostro, lunghe fino in terra e con le maniche assai grandi, simili alle nostre a gomedo che portiamo a Venezia.
      Hanno la stampa in quel paese, con la quale stampano i suoi libri. E desiderando io chiarirmi se quel loro modo di stampare è simile al nostro di qua, lo condussi un giorno nella stamparia di messer Tomaso Giunti a San Giuliano per fargliela vedere: il quale, vedute le lettere di stagno e li torcoli con che si stampa, disse parergli che avessero insieme grande similitudine.
      Hanno la città fortificata con un muro grosso e di dentro pieno di terra, sí che vi possono andare 4 carra al pari; sonvi li suoi torrioni sulle mura e le artigliarie poste tanto spesse, non altrimente che sono quelle del gran Turco. Usano la fossa larga, asciutta, ma però che vi possono far correre l'acqua ad ogni lor piacere.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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