E oltre di questo commise alli detti fratelli che nel ritorno li portassero di Ierusalem dell'olio della lampada che arde sopra il sepolcro del nostro Signor messer Iesú Cristo, nel qual aveva grandissima devozione, e teneva quello essere vero Iddio, avendolo in somma venerazione. Messer Nicolò e messer Maffio, udito quanto gli veniva comandato, umilmente inginocchiati dinanzi al gran Can dissero ch'erano pronti e apparecchiati di far tutto ciò che gli piaceva; qual li fece scriver lettere in lingua tartaresca al papa di Roma e gliele diede, e ancora comandò che li fosse data una tavola d'oro, nella qual era scolpito il segno reale, secondo l'usanza della sua grandezza: e qualunche persona che porta detta tavola deve essere menata e condotta di luogo a luogo da tutti i rettori delle terre sottoposte all'imperio, sicura con tutta la compagnia; e per il tempo che vuole dimorar in alcuna città, fortezza o castello o villa, a lei e a tutti i suoi gli vien provisto e fatte le spese e date tutte l'altre cose necessarie.
Ora, essendo essi dispacciati cosí onoratamente, pigliata licenza dal gran Can, cominciorno a camminare, portando con esso loro le lettere e la tavola d'oro; e avendo cavalcato insieme venti giornate, il barone sopradetto s'ammalò gravemente, per volontà del quale e per consiglio di molti lasciandolo seguitorno il loro viaggio, e per la tavola d'oro ch'aveano erano in ogni parte ricevuti con grandissimo favore, e fattoli le spese e datoli le scorte. E per i gran freddi, nevi e giazze, e per l'acque de' fiumi che trovorno molto cresciute in molti luoghi, fu necessario di ritardare il lor viaggio, nel quale stettero tre anni avanti che potessero venire ad un porto dell'Armenia minore detto la Giazza; dalla qual dipartendosi per mare vennero in Acre, del mese d'aprile nell'anno 1269. Giunti che furono in Acre, e inteso che Clemente papa quarto nuovamente era morto, si contristorno fortemente.
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