Nel medesimo tempo che costoro si partirono di Acre, il prefato legato ebbe messi d'Italia dalli cardinali com'egli era stato eletto papa, e si mise nome Gregorio decimo: qual, considerando che al presente che gl'era fatto papa poteva amplamente satisfar alle dimande del gran Can, spacciò immediate sue lettere al re d'Armenia, dandoli nuova della sua elezione e pregandolo che, se gli due ambasciatori che andavano al gran Can non fossero partiti, gli facesse ritornare a lui. Queste lettere gli trovorno ancora in Armenia, li quali con grandissima allegrezza volsero tornar in Acre; e per il detto re gli fu data una galea e uno ambasciatore, che s'allegrasse col sommo pontefice. Alla presenza del quale gionti, furono da quello ricevuti con grande onore, e dapoi espediti con lettere papali; con li quali volse mandar due frati dell'ordine de' predicatori, ch'erano gran teologi e molto letterati e savii, e allora si trovavano in Acre, de' quali uno era detto fra Nicolò da Vicenza, l'altro fra Guielmo da Tripoli: e a questi dette lettere e privilegi, e autorità di ordinare preti e vescovi e di far ogni absoluzione, come la sua persona propria; e appresso gli dette presenti di grandissima valuta e molti belli vasi di cristallo per appresentare al gran Can. E con la sua benedizione si partirono e navigorno alla dritta al porto della Giazza, e di lí per terra in Armenia, dove intesero che 'l soldan di Babilonia, detto Benhochdare, era venuto con grande esercito, e avea scorso e abbruciato gran paese dell'Armenia: della qual cosa impauriti, li due frati, dubitando della vita loro, non volsero andar piú avanti, ma, consegnate tutte le lettere e li presenti avuti dal papa alli prefati messer Nicolò e messer Maffio, rimasero col maestro del Tempio, con il quale si tornorno indietro.
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