E partiti dalla detta isola navigorono per il mare d'India mesi deciotto, avanti che potessero arrivare al paese del re Argon, dove andavano; e in questo viaggio viddero diverse e varie cose, che saranno similmente narrate in detto libro. E sappiate che, dal dí che introrno in mare fino al giunger suo, morirono, fra marinari e altri ch'erano in dette navi, da seicento persone; e de' tre ambasciatori non rimase se non uno, che avea nome Goza, e di tutte le donne e donzelle non morí se non una. Giunti al paese del re Argon, trovorno ch'egli era morto, e ch'uno nominato Chiacato governava il suo reame per nome del figliuolo, che era giovane: al qual parse di mandar a dire come di ordine del re Argon avendo condotta quella regina, quel che gli pareva che si facesse. Costui gli fece rispondere che la dovessero dare a Casan, figliuolo del re Argon, il qual allora si trovava nelle parti dell'Arbore Secco, ne' confini della Persia, con sessantamila persone, per custodia di certi passi, acciò che non v'intrassero certe genti nemiche a depredare il suo paese: e cosí loro fecero. Il che fornito, messer Nicolò, Maffio e Marco tornarono a Chiacato, percioché de lí dovea essere il suo camino, e quivi dimorarono nove mesi. Dapoi avendo tolta licenza, Chiacato gli fece dare quattro tavole d'oro, ciascuna delle quali era lunga un cubito e larga cinque dita, ed erano d'oro, di peso di tre o quattro marche l'una: ed era scritto in quelle che, in virtú dell'eterno Iddio, il nome del gran Can fosse onorato e laudato per molti anni, e ciascuno che non obedirà sia fatto morire e confiscati i suoi beni.
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