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      Venuto il giorno determinato, la mattina a buon'ora, celebrati i divini officii, con grandissima devozione andarono alla pianura dove era il monte, portando avanti la croce del nostro Signore. Il califa similmente, credendo essere cosa vana che i cristiani potessero mandar queste cose ad effetto, volse ancor lui esser presente con gran sforzo di gente per distruggerli e mandarli in perdizione. E quivi il calzolaio, levate le mani al cielo, stando avanti la croce in ginocchioni, umilmente pregò il suo Creatore che pietosamente riguardando in terra, a laude ed eccellenza del nome suo e a fermezza e corroborazione della fede cristiana, volesse porgere aiuto al popolo suo circa il comandamento a loro ingiunto, e dimostrasse la sua virtú e potenza ai detrattori della sua fede. E finita l'orazione con voce alta disse: «In nome del Padre e del Figliuolo e del Spirito Santo, comando a te monte che ti debbi muovere». Per le qual parole il monte si mosse, con mirabil e spauroso tremor della terra. E il califa e tutti i circonstanti con grandissimo spavento rimasero attoniti e stupefatti, e molti di loro si fecero cristiani, e il califa in occulto confessò esser cristiano, e portò sempre la croce nascosa sotto i panni: la qual dopo morto trovatali adosso, fu causa che non fosse sepolto nell'arca de' suoi predecessori. E per questa singular grazia concessali da Iddio tutti i cristiani, nestorini e iacopiti da quel tempo in qua celebrano solennemente il giorno che tal miracolo intravenne, digiunando la sua vigilia.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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