Era detto Vecchio sottoposto alla signoria di Ulaú, fratello del gran Can, qual, avendo inteso delle sceleratezze di costui (perché oltre le cose sopradette faceva rubbar tutti quelli che passavan per il suo paese), nel 1262 mandò un suo esercito ad assediarlo nel castello, dove stette anni tre che non li poterno far cosa alcuna; al fine, mancandogli le vettovaglie, fu preso e morto, e spianato il castello e il giardino del paradiso.
D'una pianura abondante di sei giornate, e poi d'un deserto d'otto, che si passa per arrivare alla città di Sapurgan; e delle buone pepone che vi sono, le qual fatte in coreggie seccano.
Cap. 22.
Partendosi da questo castello, si cavalca per una bella pianura e per valli e colline, dove sono erbe e pascoli e molti frutti in grande abondanza (e per questo l'esercito d'Ulaú vi dimorò volentieri): e dura questa contrata per spazio ben di sei giornate. Qui sono città e castelli, e li uomini osservano la legge di Macometto. Dipoi s'entra in un deserto che dura quaranta miglia e cinquanta, dove non è acqua, ma bisogna che gli uomini la portino seco, e le bestie mai non beono fino che non son fuori di quello, il quale è necessario di passar con gran prestezza perché poi trovan acqua. E cavalcato che s'è le dette sei giornate, s'arriva ad una città detta Sapurgan, la qual è abondantissima di tutte le cose necessarie al vivere, e sopra tutto delle miglior pepone del mondo, le quali fanno seccare in questo modo: le tagliano tutte a torno a torno a modo di correggie, sí come si fanno delle zucche, e poste al sole le seccano, e poi le portano a vendere alle terre prossime per gran mercanzia, e ognuno ne compra perché son dolci come mele.
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