E quando avviene che qualche esercito de' Tartari, cosí d'amici come di nemici, passa per quelle parti, se sono nemici depredano tutti i suoi beni, e se sono amici uccidono e mangiano tutte le loro bestie: e però, quando sentono che deono passare, subitamente con le mogli, co' figliuoli e bestie fuggon nell'arena per due giornate, a qualche luogo dove siano buone acque e che possono vivere. E sappiate che, quando raccogliono le lor biade, le ripongono lontano dalle abitazioni in quelle arene, in alcune caverne, per paura degli eserciti, e d'indi riportano le cose necessarie a casa di mese in mese; né altri ch'essi conoscono que' luoghi, né mai alcuno può sapere dove vadano, perché soffiando il vento subito cuopre le loro pedate con l'arena.
E poi, partendosi da Ciarcian, si va per cinque giornate per l'arena, dove sono cattiv'acque e amare, e in alcuni luoghi sono buone e dolci, ma non vi sono altre cose che siano da dire. E al fine delle cinque giornate si trova una città detta Lop, la quale confina col gran deserto.
Della città di Lop e del deserto ch'è vicino; delle cose mirabili che sentono passando per quello.
Cap. 35.
Lop è una città dalla qual partendosi s'entra in un gran deserto, il qual similmente si chiama Lop, posto fra greco e levante; e la città è del gran Can, le cui genti osservano la legge di Macometto. E quelli che vogliono passar il deserto riposano in questa città per molti giorni, per preparar le cose necessarie per il cammino, e cargati molti asini forti e camelli di vettovaglie e mercanzie, se le consumano avanti che possino passarlo, ammazzano gli asini e camelli e li mangiano; ma menano per il piú li camelli, perché portano gran cariche e sono di poco cibo.
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