E s'egli è caso molto grave cavalcano la notte, e se non luce la luna quelli della posta gli vanno correndo avanti con lumiere sino all'altra posta; nondimeno i detti nunzii al tempo di notte non vanno con tanta celerità come di giorno, per rispetto di quelli che corrono a piedi con le lumiere, che non possono essere cosí presti. E molto s'apprezzano tal nunzii che possono sostenere una simil fatica di correre.
Delle provisioni che fa il gran Can in tutte le sue provinciein tempo di carestia o mortalità d'animali.
Cap. 21.
Il gran Can manda sempre ogn'anno suoi nunzii e proveditori per vedere se le sue genti hanno danno delle loro biade per difetto di tempo, cioè per cagione di tempesta o di molte pioggie e venti, o per cavallette, vermi o altre pestilenzie. E se in luogo alcuno vi troveranno esser tal danno, il signore non fa scuoter da quelle genti il solito tributo quell'anno, anzi le fa dare tanta biada de' suoi granari quanto lor bisogna per mangiare e per seminare, conciosiacosaché, ne' tempi della grand'abbondanza, il gran Can fa comprare grandissima quantità di biade della sorte che loro adoperano, e le fa salvare ne' granari che sono deputati in ciascuna provincia, e con gran diligenzia le fa governare, che per tre e quattro anni non si guastano. E sempre vuole che li detti granari siano pieni, per provedere ne' tempi di carestia; e quando in detti tempi egli fa vendere le sue biade a denari, riceve di quattro misure da quelli che le comprano quanto se ne riceve d'una misura dagli altri che ne vendono.
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