Per luoghi circonstanti di questo fiume nasce infinita quantità di canne grosse, alcune delle quali sono d'un piè, altri d'un piè e mezo, e gli abitatori se ne vagliono in molte cose necessarie.
Della città di Cacianfu.
Cap. 33.
Poi che s'è passato questo fiume e fatto il cammino di due giornate, si truova la città di Cacianfu, le cui genti adorano gli idoli. In questa città si fanno gran mercanzie e molte arti, e quivi nascono in grand'abondanza, tra l'altre cose, seta, zenzero, galanga e spigo e molte altre sorti di speciarie, delle quali niuna quantità si conduce in queste nostre parti. Quivi si fanno panni d'oro e di seta e d'ogn'altra maniera.
Or, partendosi di qui, diremo della nobile e celebre città di Quenzanfu, il regno della quale similmente è chiamato con detto nome.
Della città di Quenzanfu.
Cap. 34.
Partendosi da Cacianfu, si cavalca sette giornate per ponente, truovando continuamente molte città e castella dove s'esercitano gran mercanzie; e trovansi molti giardini e campi, e tutta la contrata è piena di morari, cioè d'arbori co' quali si fa la seta. E quelle genti adorano gl'idoli, e quivi sono cristiani, turchi, nestorini, e vi sono alcuni saraceni. Quivi eziandio son molte cacciagioni di bestie salvatiche, e si pigliano molte sorti d'uccelli. E cavalcando sett'altre giornate si truova una grande e nobil città chiamata Quenzanfu, che anticamente fu un gran regno nobile e potente; in quello furono molti re generosi e valenti, e vi regna al presente un figliuolo del gran Can nominato Mangalú, qual esso gran Can coronò di questo reame.
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