In questa provincia non vi sono idoli né tempii, ma adorano il piú vecchio di casa, perché dicono: «Siamo usciti di costui, e tutt'il bene che abbiamo procede e viene da lui». Non hanno lettere né scrittura alcuna, e non è maraviglia alcuna, però che quel paese è molto salvatico, e fra montagne e selve foltissime, e l'aere nella state v'è molto tristo e cattivo; e li forestieri e mercanti non vi possono stare, perché moririano. E s'hanno da far qualche faccenda un con l'altro, e vogliono far le lor obligazioni overo carte di quello che deono dare e avere, il principal piglia un legno quadro e lo sfende per mezo, e segnano sopra quello quanto hanno da fare insieme, e ciascun tiene una delle parti del bastone, come facciamo noi a modo nostro in tessera; e quando è venuto il termine, e il debitor averà pagato, il creditore li restituisce la sua parte del legno: e cosí restano contenti e sodisfatti.
Né in questa provincia né in Caindú e Vociam e Iaci si truovano medici, ma, come si ammala qualche grand'uomo, le sue genti di casa fanno venir li maghi, ch'adorano gli idoli, alli quali l'infermo narra la sua malattia. Allora detti maghi fanno venir sonatori con diversi instrumenti, e ballano e cantano canzoni in onore e laude de' loro idoli, e continuano questo tanto ballare, cantare e sonare che 'l demonio entra in alcun di loro, e allora non si balla piú. Li maghi domandano a questo indemoniato per che cagione colui sia ammalato, e ciò che si dee fare per liberarlo. Il demonio risponde, per bocca di colui nel corpo del qual egli è entrato, quell'essere ammalato per aver fatta offensione a tal dio.
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Caindú Vociam Iaci
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