Pagina (237/1136)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E quivi cominciò ad inanimare i suoi, dicendoli che volessero valorosamente combattere, perch'erano certi della vittoria, essendo loro quattro per uno, e avendo tanti elefanti con tanti castelli che li nemici non averiano ardire d'aspettarli, non avendo mai con tal sorte d'animali combattuto. E fatti sonare infiniti strumenti, si mosse con gran vigore con tutto l'oste suo verso quello de' Tartari, i quali stettero fermi e non si mossero, ma li lasciarono venir vicini al suo alloggiamento; poi immediate uscirono con grand'animo all'incontro. E, non mancando altro che l'azzuffarsi insieme, avvenne che i cavalli de' Tartari, vedendo gli elefanti cosí grandi e con que' castelli, si spaurirono di maniera che cominciavano a voler fuggire e voltarsi adietro, né v'era modo che li potessero ritenere, e il re con tutto l'esercito s'avvicinava ognora piú innanti. Onde il prudente capitano, veduto questo disordine sopravenutoli all'improviso, senza perdersi punto prese partito di far immediate smontar tutti dai cavalli, e quelli mettere nel bosco, ligandogli agli arbori. Smontati adunque andorno a piedi alla schiera d'elefanti e cominciorno fortemente a saettarli; e quelli ch'erano sopra li castelli, con tutte le genti del re, ancor loro con grand'animo saettavano li Tartari, ma le loro freccie non impiagavano cosí gravemente come facevano quelle de' Tartari, ch'erano da maggior forza tirate. E fu tanta la moltitudine delle saette in questo principio, e tutte al segno degli elefanti (che cosí fu ordinato dal capitano), che restorno da ogni canto del corpo feriti, e subito cominciorno a fuggire e a voltarsi adietro verso le genti loro proprie, mettendole in disordine.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





Tartari Tartari Tartari Tartari