Vi sono ancor certi cristiani, che hanno una chiesa, e sono sotto il dominio del gran Can, e spendono le monete di carta. Vivono di mercanzie e arti, e hanno seta in abondanza, e fanno panni d'oro e di seta e veli sottilissimi. Ha questa città molte città e castella sotto di sé; per quella passa un gran fiume, per il quale si porta gran mercanzie alla città di Cambalú, perché con molti alvei e fosse lo fanno scorrere fino alla detta città.
Ma al presente partiremo di qui, e per tre giornate procedendo trattaremo d'una città detta Cianglú.
Della città di Cianglú.
Cap. 50.
Cianglú è una gran città verso mezodí, della provincia del Cataio, subdita al gran Can, le cui genti adorano gl'idoli e fanno abbruciare i corpi morti; spendono le monete di carta del gran Can. In questa città e distretto fanno grandissima quantità di sale, in questo modo: hanno una sorte di terra salmastra, della quale ne fanno gran monti e gettanli sopra dell'acqua, la quale, ricevuta la salsedine per virtú della terra, discorre di sotto, e raccolgonla per condotti, e dopo la mettono in padelle spaziose e larghe, non alte piú di quattro dita, facendola bollire molto bene; e poi ch'ell'ha bollito quanto li pare, congela in sale, ed è bello e bianco, e si porta fuori in molti paesi, e quelle genti ne fanno gran guadagno, e il gran Can ne riceve grand'entrata e utilità. Nascono in questa contrata persiche molto buone e saporite, e di tanta grandezza che pesano due libre l'una alla sottile.
Or, lasciando questa città, diremo d'un'altra detta Ciangli.
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