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      E non volendo lasciarsi adietro tante città, ancor ch'egli avesse un fortissimo esercito, e che il gran Can li mandasse un altro per terra di non minor numero e fortezza, deliberò d'espugnarne una, e quivi con tutt'il suo potere e sapere la prese, facendo uccidere quanti in quella si trovorno: la qual cosa udita da tutte l'altre fu di tanto spavento e terrore che spontaneamente tutte vennero alla obedienza sua. E dopo se n'andò con tutti due gli eserciti che avea sotto la real città di Quinsai, nella qual trovandosi il re Fanfur tutto spauroso e tremante, come quello che mai non avea veduto combattere né stato in guerra alcuna, dubitando della sua persona, montò sopra le navi che erano state preparate per questo effetto, con tutto il suo tesoro e robbe sue, lasciando la guardia della città alla moglie, con ordine che si difendesse al meglio che potesse, perché, essendo femina, non avea da dubitare che, capitando nelle mani de' nemici, la facessero morire; e partito andossene per il mare Oceano ad alcune sue isole dove erano luoghi fortissimi, e quivi finí la sua vita.
      Or, lasciata la moglie in questo modo, si dice che 'l re Fanfur era stato admonito da' suoi astrologhi che non li poteva esser tolta la signoria, salvo da un capitano che avesse cento occhi: la qual cosa sapendo la regina, essendo ogni giorno piú stretta la città, stava pur con speranza di non poterla perdere, parendoli impossibile che un uomo avesse cento occhi. E un giorno, volendo sapere come avea nome il capitano nemico, le fu detto Chinsambaian, cioè Cent'Occhi: il qual nome la impaurí e mise gran terrore, pensando costui dover esser quello che gli astrologhi aveano detto al re che 'l cacciaria di signoria; però, come femina piena di paura, senza pensarvi piú sopra si rese.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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