E hanno gran quantità di seta, e fassene de' bellissimi panni, e similmente d'oro; hanno belle caccie, e da uccellare in gran copia. Ed è dotata di tutte le cose che s'appartengano ad una nobil città, la qual per la sua potenza si tenne anni tre che non si volse rendere al gran Can, dopo ch'egli ebbe acquistata la provincia di Mangi. E la causa era questa, che non si poteva approssimar l'esercito alla città se non dalla banda di tramontana, perché dall'altre parte vi erano laghi grandissimi, d'onde si portavano alla città vettovaglie di continuo, né si poteva vietar: la qual cosa essendo riferita al gran Can, ne pigliava un estremo dispiacere, che tutta la provincia di Mangi fosse venuta alla sua obedienza e che questa sola stesse in questa ostinazione.
Il che venuto ad orecchie di messer Nicolò e di messer Maffio fratelli, che si truovavano in corte del gran Can, andorno subito a quello e si profersero di far fare mangani al modo di Ponente, con li quali gettariano pietre di trecento libre che ammazzariano gli uomini e ruinariano le case. Questo ricordo piacque al gran Can ed ebbelo molto caro, e subito ordinò che li fossero dati fabri eccellenti e maestri di legnami, de' quali n'erano alcuni cristiani nestorini, che sapevano benissimo lavorare. Costoro in pochi giorni fabricorno tre mangani, secondo che li detti fratelli gli ordinavano, quali furno provati in presenza del gran Can e di tutta la corte, che li viddero tirare pietre di trecento libre di peso l'una. E subito, posti in nave, furno mandati all'esercito, dove, drizzati dinanzi la città di Saianfu, la prima pietra che tirò il mangano cadde con tanto fracasso sopra una casa che gran parte di quella si ruppe e cadette a terra: la qual cosa impaurí talmente tutti gli abitatori, che pareva che le saette venissero dal cielo, che deliberorno di rendersi, e cosí, mandati ambasciatori, si dettono con li medesimi patti e condizioni con le quali s'era resa tutta la provincia di Mangi.
| |
Can Mangi Can Mangi Nicolò Maffio Can Ponente Can Can Saianfu Mangi
|