Tutta questa narrazione mi fu detta da un ricchissimo mercante di Quinsai, trovandomi in quella città, qual era molto vecchio e stato intrinseco familiar del re Fanfur, e sapeva tutta la vita sua e avea veduto detto palagio in essere, nel quale lui volse condurmi. E perché vi stanzia il re deputato per il gran Can, le loggie prime sono pure come solevan essere, ma le camere delle donzelle sono andate tutte in ruina, e non si vede altro che vestigii; similmente il muro che circondava li boschi e giardini è andato a terra, e non vi sono piú né animali né arbori.
Discosto da questa città circa venticinque miglia v'è il mare Oceano, fra greco e levante, appresso il quale v'è una città detta Gampu, dove è un bellissimo porto, al quale arrivano tutte le navi che vengono d'India con mercanzie. E il fiume che viene dalla città di Quinsai entrando in mare fa questo porto, e tutt'il giorno le navi di Quinsai vanno su e giú con mercanzie, e ivi caricano sopra altre navi, che vanno per diverse parti dell'India e del Cataio.
Avendosi trovato messer Marco in questa città di Quinsai quando si rendé conto alli fattori del gran Can dell'entrate e numero degli abitanti, ha veduto che sono stati descritti 160 toman di fuochi, computando per un fuoco la famiglia che abita in una casa (e ciascun toman contiene diecimila), sí che in tutta la detta città sariano famiglie un millione e seicentomila: e in tanto numero di genti non v'è altra ch'una chiesa di cristiani nestorini. Sono obligati tutti i padri di famiglia di tener scritto sopra la porta della sua casa il nome di tutta la famiglia, cosí di maschi come di femine; item il numero de' cavalli: e quando alcuno manca si cancella il nome, e se nasce o si toglie di nuovo s'aggiugne il nome, e a questo modo i signori e rettori delle città sanno di continuo il numero delle genti.
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