Il gran Can ha di quel porto grande utilità, perché cadauno mercante paga di dretto, per cadauna sua mercanzia, dieci misure per centenaro. La nave veramente vuole di nolo dalli mercanti delle mercanzie sottili trenta per centenaro, del pevere quarantaquattro per centenaro, del legno di aloe e sandali e altre specie e robbe quaranta per centenaro, di sorte che li mercanti, computato i dretti del re e il nolo della nave, pagano la metà di quello che conducono a questo porto: e nondimeno di quella metà che li avanza fanno cosí grossi guadagni che ogni ora desiderano di ritornarvi con altre mercanzie.
Sono idolatri, e hanno abondanza di tutte le vittuarie. È molto dilettevol paese e le genti sono molto quiete e dedite al riposo e ozioso vivere. Vengono a questa città molti della superior India, per causa di farsi dipingere la persona con gli aghi (come di sopra abbiamo detto), per essere in questa città molti valenti maestri di questo officio. Il fiume che entra nel porto di Zaitum è molto grande e largo, e corre con grandissima velocità, ed è un ramo che fa il fiume che viene dalla città di Quinsai; e dove si parte dall'alveo maestro vi è la città di Tingui, della qual non si ha da dir altro se non che in quella si fanno le scodelle e piadene di porcellane, in questo modo, secondo che li fu detto. Raccolgono una certa terra come di una minera e ne fanno monti grandi, e lascianli al vento, alla pioggia e al sole per trenta e quaranta anni, che non li muovono: e in questo spazio di tempo la detta terra si affina, che poi si può far dette scodelle, alle qual danno di sopra li colori che voglion, e poi le cuocono in la fornace.
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