Della contrata di Ziamba, e del re di detto regno, e come si fece tributario del gran Can.
Cap. 6.
Or ritorniamo al primo trattato, cioè che partendosi da Zaitum, poi che s'ha navigato al traverso di questo colfo (come s'ha detto di sopra) millecinquecento miglia, si truova una contrata nominata Ziamba, la qual è molto ricca e grande. Reggesi dal proprio re, e ha favella da per sé. Le sue genti adorano gl'idoli, e danno tributo al gran Can di elefanti e legno d'aloe ogn'anno: e narrerenvi il come e perché.
Avvenne che Cublai gran Can nel 1268, intesa la gran ricchezza di quest'isola, volse mandar un suo barone nominato Sagatu, con molte genti a piedi e a cavallo, per acquistarla, e mosse gran guerra a quel regno. E il re, ch'era molto vecchio, nominato Accambale, non avendo genti con le quali potesse far resistenza alle forze d'esso gran Can, si ridusse alle fortezze de' castelli e città, ch'erano sicurissime e si difendevano francamente. Ma i casali e abitazioni ch'erano per le pianure furono rovinate e guaste, e il re, vedendo che queste genti distruggevano e rovinavano del tutto il suo regno, mandò ambasciatori al gran Can, esponendoli ch'essendo egli uomo vecchio e avendo sempre tenuto il suo regno in tranquilla pace, li piacesse di non volere la destruzione di quello, ma che, volendo indi rimovere detto barone con le sue genti, li farebbe onorati presenti ogn'anno, col tributo d'elefanti e legno d'aloe. Il che intendendo il gran Can, mosso a pietà, comandò subito al detto Sagatu che dovesse partirsi e andar ad acquistar altre parti, il che fu eseguito immediate.
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