Ma io penso che l'aere di questa provincia non sia conforme alla natura de' cavalli, perché quivi non nascono, e però non si possono conservare. Li danno da mangiare carne cotta con risi, e molti altri cibi cotti, perché non vi nasce altra sorte di biade che risi. Se una cavalla grande sarà pregna di qualche bel cavallo, non però partorisce se non un poledro picciolo, mal fatto e con li piedi storti, e che non è buono per cavalcare.
S'osserva in detto regno quest'altra consuetudine, che quand'alcun ha commesso qualche delitto, per il quale si giudichi ch'ei meriti la morte, e il signore lo voglia far morire, allora il condannato dice ch'egli si vuole uccidere ad onore e riverenza di tal idolo, e immediate tutti i suoi parenti e amici lo pongono sopra una catedra, con dodici coltelli ben ammolati e taglienti, e lo portano per la città esclamando: «Questo valent'uomo si va ad ammazzar se medesimo per amor del tal idolo». E giunti al luogo dove si dee far giustizia, quel che dee morire piglia due coltelli e grida in alta voce: «Io m'uccido per amor di tal idolo», e subito in un colpo si darà due ferite nelle cosse, e dopo due nelle braccia, due nel ventre e due nel petto, e cosí ficca tutti i coltelli nella sua persona, gridando ad ogni colpo: «Io mi uccido per amor di tal idolo». E poi che s'ha fitti tutti i coltelli nella vita, l'ultimo si ficca nel cuore, e subito muore. Allora i suoi parenti con grand'allegrezza abbruciano quel corpo, e la moglie immediate si getta nel fuoco, lasciandosi abbruciare per amor del marito: e le donne che fanno questo sono molto laudate dall'altre genti, e quelle che non lo fanno sono vituperate e biasimate.
| |
|