Di Malabar.
Cap. 28.
Malabar è un regno grandissimo nell'India maggiore verso ponente, del quale non voglio restare di dire ancora alcune altre particularità, le cui genti hanno re e lingua propria; non danno tributo ad alcuno. Da questo regno appare la stella della tramontana sopra la terra due braccia. Sono in questo reame e in quello di Guzzerat, qual è poco lontano, molti corsari, i quali vanno in mare ogni anno con piú di cento navilii, e prendono e rubano le navi di mercanti che passano per quei luoghi. Detti corsari menano in mare le lor mogli e figliuoli, e grandi e piccioli, e vi stanno tutta la state. E accioché non vi possi passar nave alcuna che non la prendino, si mettono in ordinanza, cioè che un navilio sta sorto con l'ancora per cinque miglia lontano un dall'altro, sí che venti navilii occupano il spazio di cento miglia; e subito che veggono una nave fanno segno con fuoco o con fumo, e cosí tutti si ragunano insieme e pigliano la nave che passa. Non gli offendono nella persona, ma, svaligiata la nave, mettono quelli sopra il lito, dicendoli: «Andate a guadagnare dell'altra robba; forsi che passerete di qua di nuovo, dove ne arrichirete».
In questa regione v'è grandissima copia di pevere, zenzero e cubebe e noci d'India. Fanno ancora boccascini, i piú belli e piú sottili che si trovino al mondo. E le navi di Mangi portano del rame per saorna delle navi, e appresso panni d'oro, di seda, veli e oro e argento, e molte sorti di specie che non hanno quelli di Malabar, e queste tal cose contracambiano con le mercanzie della detta provincia.
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