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      Costui di ritorno portò (sí come intesi) al gran Can una penna di detto uccello ruch, la qual li fu affermato che, misurata, fu trovata da nonanta spanne, e che la canna della detta penna volgea due palmi, ch'era cosa maravigliosa a vederla: e il gran Can n'ebbe un estremo piacere, e fece gran presenti a quello che gliela portò. Li fu portato ancor un dente di cinghiale, che nascono grandissimi in detta isola, come buffali, qual fu pesato e si trovò di quattordici libre. Vi sono ancor giraffe, asini e altre sorti d'animali salvatichi molto diversi da' nostri.
      Or, avendo parlato di quell'isola, parlaremo di quella di Zenzibar.
     
      Dell'isola di Zenzibar.
      Cap. 37.
     
      Dopo questa di Magastar, si truova quella di Zenzibar, la qual, per quel che s'intese, volge a torno duemila miglia. Gli abitatori adorano gl'idoli, e hanno favella da sua posta, e non rendono tributo ad alcuno. Hanno il corpo grosso, ma la longhezza di quello non corrisponde alla grossezza secondo saria conveniente, perché, s'ella fosse corrispondente, pareriano giganti. Sono nondimeno molto forti e robusti, e un solo porta tanto carico quanto fariano quattro di noi altri, e mangiano per cinque. Sono neri e vanno nudi, si cuoprono la natura con un drappo, e hanno li capelli cosí crespi che a pena con l'acqua si possono distendere, e hanno la bocca molto grande, e il naso elevato in suso verso il fronte, l'orecchie grandi, e occhi grossi e spaventevoli, che paiono demonii infernali. Le femine similmente sono brutte, la bocca grande, il naso grosso e gli occhi, ma le mani sono fuor di misura grosse, e le tette grossissime.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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