Nella seguente notte i predetti viddero in sogno l'istesso soldato bianco, non altrimenti che Cangio gli avea narrato, comandando loro da parte di Dio vivo ch'ubbidissero a Cangio e facessino che i suoi comandamenti fossero da tutti osservati; laonde, congregati i detti principi de' Tartari, insieme con tutti i popoli delle predette sette nazioni, ordinarono che fosse data ubbidienza a Cangio come a loro proprio signore. Dopo, fattagli una sedia grande nel mezo di loro e disteso quivi appresso in terra un feltro negro, ve lo fecero sedere sopra, e poi i sette principi, levatolo con gran festa e allegrezza, lo misero nella detta sedia, chiamandolo Can, cioè imperatore, e con grandissima reverenzia se gl'inginocchiarono davanti, come a loro signore e imperatore. E niuno si maravigli di tal sorte di solennità che fecero i Tartari nella creazione del loro primo imperatore, facendolo sedere sopra il feltro, percioché forse non avevano allora piú bel panno sopra del quale lo mettessero, o veramente erano cosí grossi e rozzi che non seppero far meglio. Pur, sia come esser si voglia, ancor che quelli dopo acquistassero molti regni e signorie (percioché hanno soggiogata tutta l'Asia, con tutte le sue ricchezze, e passato con le loro forze fino a' confini dell'Ungheria), nondimeno perciò non volsero mai lasciare l'antica consuetudine del feltro, anzi l'osservano fin oggidí, non altrimenti che fecero i loro maggiori: e io l'ho veduto in fatti, che sono stato due volte presente alla confermazione del detto imperatore.
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