Degl'ordini e leggi che fece Cangio Can, e come soggiogò tutti i popoli vicini; e dell'onore che fanno i Tartari all'uccello chiamato allocco, per avere scapolata la vita a Cangio Can.
Cap. 2.
Or ritorniamo al predetto Cangio Can, il quale, come si vidde fatto imperatore di commune volontà di tutti i Tartari, avanti che procedesse ad altre cose volse tentare se tutti fedelmente l'ubbidivano, per il che fece alcuni commandamenti che fossero da tutti osservati. Il primo, che tutti i Tartari credessero e ubbidissero a Dio immortale, per volontà del quale esso aveva ottenuto l'imperio: questo fu da' Tartari osservato, laonde d'allora in qua cominciarono ad invocare il nome d'Iddio immortale, e al presente nel principio di tutte le loro operazioni chiamano il suo divino aiuto. Il secondo comandamento fu che fossero annoverati tutti quelli che fossero atti alla milizia, e fatto la rassegna ordinò ch'ogni dieci avessero un capo, e ogni cento un altro capo, e sopra mille un altro, e similmente sopra diecimila un altro, e la squadra di diecimila armati chiamò toman. Comandò ancora a' sette maggior capi, i quali erano sopra sette nazioni de' Tartari, che deponessero tutte le loro prime dignità, il che subito fu fatto. Il terzo comandamento fu molto stupendo, imperoché lui comandò a' sette principi sopradetti che ciascuno li conducesse dinanti il suo primogenito figliuolo e con la propria mano gli tagliasse la testa: e benché tal comandamento paresse loro essere crudelissimo e iniquo, nondimeno niuno ebbe ardire in cosa alcuna contradirgli, imperoché sapevano quello essere stato fatto signore per divina volontà, e cosí tutti l'eseguirono alla sua presenza.
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