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      Dopo che Cangio Can ebbe conosciuto il volere de' suoi, e che fino alla morte erano pronti ad ubbidirlo, ei disegnò un giorno determinato, nel quale tutti fossero apparecchiati alla battaglia; e cosí messi all'ordinanza cavalcarono contra i popoli loro vicini, i quali con gran facilità soggiogarono, per la qual cosa quelli ch'inanzi erano stati loro signori dopo li diventorno servi, onde Cangio Can dopo andò contro a molte altre nazioni, le quali ben presto mise sotto il suo imperio.
      Faceva Cangio Can le sue imprese con poca gente, e tutte gli riuscivano prospere. Accadde che un giorno, cavalcando quello con pochi de' suoi, s'incontrò ne' nemici, i quali per numero erano molto piú de' suoi; nondimeno Cangio Can non volse restare di combattere con quelli, e nella battaglia gli fu morto il cavallo sotto. Vedendo i Tartari che il loro signore era caduto tra le squadre de' nemici, non ebbero piú speranza della sua vita, onde, voltati indietro, col fuggire scapolorno sicuri dalle mani de' nemici, i quali raccolti insieme gli andorno perseguitando, non sapendo cosa alcuna che Cangio Can fosse stato gettato a terra. In questo tanto Cangio Can correndo s'ascose in alcuni boschetti, per fuggire il pericolo della morte. Ritornati gli nemici dalla battaglia per spogliare i morti, e cercando s'alcuno vi fosse ascoso, accadé ch'un certo uccello, chiamato allocco, venne sopra quel boschetto dove era nascosto l'imperatore: e vedendo li nemici l'uccello sedere sopra quei rami, non credettero che vi fosse ascoso alcuno, e cosí si partirono.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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