Fatte queste cose, prima ch'ei morisse fece signore e successore il piú savio e migliore de' suoi figliuoli, nominato Hoccota Can: questo dopo la morte del padre fu fatto imperatore.
Ma prima che facciamo fine a questa narrazione, diremo perché il numero di nove è appresso i Tartari in grande venerazione. Pensano loro il numero di nove essere felice, in memoria delle nove volte che s'inginocchiorno all'immortale Dio appresso al monte Belgian, come dal cavalliero bianco gli era stato comandato, e per i nove piedi ch'era larga la strada per la quale passorno; per il che qualunque vuol presentare cosa alcuna al signore de' Tartari gli conviene offerire nove cose, se vuole che 'l suo dono sia graziosamente ricevuto, ed essendo nove cose quelle che sono presentate, il dono è reputato buono e felice, laonde tal consuetudine sino al presente tempo tra' Tartari s'osserva.
Di Hoccota Can, secondo imperatore de' Tartari, il qual mandò nell'Asia un capitano per soggiogarla, e passando vicino alla città d'Alessandria quella ruinò, e scontratosi poi nel soldano di Turchia, per paura se ne ritornò a Cambalú. E come Hoccota Can mandò tre suoi figliuoli in diverse parti del mondo a conquistare reami, e d'un suo capitano detto Baydo, che ruppe il soldan di Turchia e prese il reame.
Cap. 4.
Hoccota Can, il quale successe nell'imperio al padre, fu uomo strenuo e prudente e molto amato da' Tartari, obedendoli fedelmente. Pensando costui adunque in che modo potesse sottomettere tutta l'Asia, li parse di voler provare la potenza de' re di quella, prima che personalmente si movesse, e conoscere il piú forte principe.
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