Laonde mandò diecimila cavallieri, dando loro un valente capitano, il qual si chiamava Gebesabada, e comandoli che dovesse cercare diverse terre e popoli, e vedere lo stato e costumi di quelli, e se trovasse alcun principe al quale esso non potesse resistere, non procedesse piú avanti, ma se ne tornasse quanto prima potesse indietro.
Andò Gebesabada con la sua gente, e cominciò a entrare per diversi paesi e prese alcune terre e castelli; e a quelli che gli erano venuti incontro armati, per mettere loro terrore, faceva cavar gli occhi, levandoli tutti i cavalli e vettovaglie ch'aveano, e al popolo minuto faceva buona compagnia, sempre sforzandosi di procedere piú avanti che poteva. Al fine pervenne al monte detto Cochas, quale è fra due mari, perché dalla parte di ponente v'è il mar Maggiore e da levante il mare Caspio, qual s'estende dal detto monte fino in capo del reame di Persia: questo monte divide tutta la terra d'Asia in due parti, e quella ch'è verso levante si chiama Asia profonda, e quella verso ponente Asia maggiore. Quivi giunto Gebesabada, non potendo passare piú oltre, se non per una città la qual fece edificare Alessandro Magno sopra uno stretto che è fra detto monte Cochas e il mare Caspio, pensò di pigliarla, e all'improviso gli diede l'assalto: e fu tanto presto che gli abitanti non se n'accorsero né poterno far difesa alcuna, e tutti furono morti, e destrutta la città fino sopra i fondamenti; e questo fece perché si dubitava che nel ritorno non gli fosse proibito il passaggio.
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