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      Ma per volontà d'Iddio in quel tempo il soldano di Turquia fu sconfitto per un capitano de' Tartari, al quale il re di Armenia andò e se gli diede a conoscere; il quale, inteso ch'andava all'imperatore, lo ricevé graziosamente e gli fece grandissimo onore, comandando che fosse accompagnato sicuramente fino al regno di Cumania, ch'è di là dalla Porta di Ferro. Dopo il re trovò altri capitani de' Tartari, i quali lo fecero accompagnare per tutte le terre e luoghi, tanto ch'ei pervenne alla città di Cambalú, dove faceva residenza Mangú Can, imperatore de' Tartari; il quale, com'intese che 'l re era venuto, fu molto contento, perciò che, dopo che Cangio Can passò il monte Belgian, niun gran principe l'era venuto a visitare: e per questo gli fece molte accoglienze e grand'onore, e gli diede in sua compagnia alcuni de' primi della sua corte, che l'onorassero dovunque esso andava.
      Dopo che 'l re d'Armenia si fu alquanti giorni riposato, supplicò all'imperatore che si degnasse d'espedirlo de' negozii per i quali esso era venuto, e gli desse buona licenza di ritornarsene. L'imperatore gratamente gli rispose, dicendo che molto volentieri farebbe tutt'il suo volere, e che gli avea fatto singular appiacere per esser di propria volontà venuto al suo imperio. Allora il re formò sette petizioni in tal guisa: prima, pregò l'imperatore che con la sua gente si convertissero alla fede di Cristo, e che lasciate tutte l'altre sette si battezzassero; seconda, che tra i cristiani e Tartari fosse una ferma e perpetua pace confermata; terza, che in tutte le terre che i Tartari avevano acquistate e acquistassero tutte le chiese de' cristiani e i chierici di quelle, cosí laici come religiosi, fossero liberi ed esenti da ogni servitú e da tutti i dazii; quarta, ch'esso togliesse di mano a' saraceni la Terra Santa e il santo Sepolcro e lo restituisse a' cristiani; quinta, ch'attendessero alla destruzione del califo di Baldach, il qual era capo e dottore della setta del perfido Maumetto; sesta, che tutti i Tartari, e specialmente li piú propinqui al re d'Armenia, fossero obligati senz'alcun indugio darli soccorso, qualunque volta fossero richiesti; settima, domandò che tutte le terre della iurisdizione del re d'Armenia, le quali i saraceni aveano occupate e dopo erano venute alle mani de' Tartari, gli fossero restituite, e quelle che il re potesse acquistare contra li saraceni le potesse tenere e in pace possedere.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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