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      Amalech, che avea perseguitato i saraceni che fuggivano, l'aspettò per due giorni, sperando che 'l signor suo Mangodamor gli venisse dietro (come dovea) per soggiogare la provincia e gli nimici de' quali esso avea avuto vittoria. Ma, conosciuta la verità della partita di Mangodamor, con prestezza gli andò drieto, abbandonando la vittoria: e lo ritrovarono sopra le ripe del fiume Eufrate che aspettava. Dopo che furono finite queste cose, i Tartari se ne ritornarono alle loro provincie. Il re d'Armenia con le sue genti patirono molte fatiche e incommodi in quella guerra, percioché, per la lunghezza del viaggio e per la carestia de' pascoli, i cavalli de' cristiani erano cosí stracchi e afflitti che a pena poteano camminare, e se uscivano in qualche parte fuor di strada erano da' saraceni spesse volte trovati e senza pietà alcuna crudelmente ammazzati, laonde si perse la maggior parte dell'esercito del re d'Armenia e quasi tutti i capitani. Questa disgrazia accadde a Mangodamor nel 1282.
     
      Come Abaga Cham congregò le sue genti per andar contra li saraceni, e come ei fu avelenato, insieme con Mangodamor suo fratello.
      Cap. 20.
     
      Dapoi che Abaga Cham intese il successo di queste cose, congregò da ogni parte le sue genti, ed essendo già preparato per andar con tutto il suo potere contro a' saraceni, eccoti che un saraceno figliuol del demonio venne nel reame di Persia, e corruppe con tanti doni questi che servivano alla tavola di Abaga Cham che ottenne di farlo attossicare, insieme con il fratello Mangodamor: e cosí successe che in termine d'otto giorni ambedue restorno morti, e tale scelerità fu confessata dagli stessi che l'aveano fatta.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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